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La flora e la fauna della Riserva naturale di Monte Catillo

La flora

Albero di Giuda (Cercis siliquastrum L.)                   Storace (Styrax officinalis L.)                                    Marruca (Paliurus spina-Christi Mill.)

 

 

 

 

 

La flora e la vegetazione della Riserva sono straordinariamente diversificate, non solo per l’alto numero di specie presenti, ma anche perché le specie sono differenti per origine geografica e tipo di ecologia, in alcuni casi hanno un portamento e dimensioni notevoli e si raggruppano a formare boschi, cespuglieti e praterie con le più varie composizioni e strutture.

Geograficamente i Monti di Tivoli si trovano in un nodo di scambio dove specie cosiddette “occidentali” (adatte a un clima oceanico, in cui l’aridità estiva e il freddo invernale sono mitigati dall’influenza tirrenica) si incontrano con specie termofile, capaci di resistere a una relativa aridità e dove specie normalmente diffuse su substrati vulcanici crescono rigogliose accanto a specie ecologicamente legate al substrato calcareo.

Una delle particolarità della Riserva è l’eccezionale abbondanza di specie cosiddette “orientali” o “balcanico-orientali”, che raggiungono le nostre regioni a partire da un nucleo centrato, a seconda della specie, sui Carpazi, sull’area danubiana, sui Balcani, sull’Egeo o sulle coste del Mar Nero: fra queste specie ricordiamo la marruca (Paliurus spina-christi), il carpino orientale (Carpinus orientalis), l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum) e lo storace (Styrax officinalis).

Alle cause naturali, legate alla posizione di incrocio geografico e alla varietà dei fattori ecologici e attuali e all’evoluzione nel tempo geologico, si accompagna un intenso e plurimillenario impatto umano, che con il succedersi del pascolo e delle colture e con gli incendi ha accresciuto la complessità dell’ambiente tiburtino e la sua diversità floristica e vegetazionale.

A Nord e nella parte interna della Riserva domina la cerreta, bosco a dominanza di cerro (Quercus cerris), con sottobosco di carpino orientale (Carpinus orientalis), corniolo (Cornus mas), orniello (Fraxinus ornus), oppio (Acer campestre), biancospino selvatico (Crataegus oxyacantha), ciavardello (Sorbus terminalis). Fra le erbacee: euforbia delle faggete (Euphorbia amygdaloides), dafne laurella (Daphne laureola), cicerchia veneta (Lathyrus venetus). Nelle porzioni interne o settentrionali della Riserva si rinvengono localmente carpino bianco (Carpinus betulus), pioppo tremolo (Populus tremula), frassino bianco (Fraxinus excelsior) e gruppi di castagni (Castanea sativa). Nelle zone boscate sono sparsi rari esemplari di pseudosughera (Quercus pseudosuber Santi). Il castagno è presente sporadicamente in tutta l’area.

Sui versanti più esposti agli incendi sono diffusi estesi ginestreti a Spartium junceum frammisti a vaste popolazioni di “tagliamani” (Ampelodesmos mauritanicus), una graminacea che forma vistosi ciuffi di grandi dimensioni.
Sui versanti ripidi e rocciosi si sviluppa una boscaglia di sempreverdi tipiche dell’aspetto tirrenico della macchia mediterranea, come l’ilatro (Phillyrea latifolia) e il lentisco (Pistacia lentiscus) si trovano associate a caducifoglie più tipiche del mediterraneo orientale o del Mar Nero: marruca, storace, albero di Giuda, terebinto (Pistacia terebinthus).

La fauna

Cinciarella (Cyanistes caeruleus L.)

L’area di studio, ultimo lembo appenninico prima dell’agro romano, presenta – per la sua collocazione geografica – un interesse che va al di là delle specificità faunistiche locali. L’area è situata in una zona di transizione bioclimatica, geomorfologica e ambientale: le faune risultano così diversificate con popolazioni di alcune specie che qui raggiungono il proprio limite distributivo.

Dall’esame delle informazioni disponibili riguardo la distribuzione delle specie nel territorio metropolitano di Roma, effettuata attraverso una elaborazione a GIS, risulta infatti una forte discontinuità degli areali specifici in questo settore, conseguenza del marcato cambiamento orografico presente nello spazio di pochi chilometri. Tale discontinuità geomorfologica si riflette sulla fauna provocando un turnover delle specie (sostituzione delle specie agricole, urbane e suburbane planiziarie con quelle tipiche di aree forestali e agroecosistemiche appenniniche e sub-appenniniche). Per tale motivo le popolazioni faunistiche presenti, al di là di eventuali valori ecologici e/o conservazionistici, presentano un’ importanza biogeografica, almeno a livello regionale. Sono presenti specie tipiche degli agroecosistemi e delle zone appenniniche.

Tra gli uccelli si possono facilmente osservare rapaci diurni come il gheppio (Falco tinnunculus) e la poiana (Buteo buteo), rapaci notturni come l’allocco (Strix aluco), la civetta (Athene noctua) e, in estate, l’assiolo (Otus scops) e numerose specie di passeriformi come la cinciarella (Parus caeruleus).

I mammiferi comprendono la volpe (Vulpes vulpes), diffusa ovunque anche ai margini dei centri abitati, tra i mustelidi la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), il riccio (Erinaceus europaeus) e diverse specie di roditori (Rattus spp., Apodemun spp., Mus spp.) ed insettivori (Crocidura spp., Sorex spp., Suncus spp).

Nei campi, lungo siepi e filari sono presenti il biacco (Coluber viridiflavus) e le lucertole (Podarcis muralis, Podarcis sicula), mentre lungo i fossi e presso le raccolte d’acqua si rinvengono la biscia d’acqua (Natrix natrix) e diverse specie di anfibi.