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Cultura di genere

La promozione della cultura di genere e delle pari opportunità non ha solo l’obiettivo di ridurre le differenze di genere, ma punta ad ottenere un cambiamento nei ruoli genitoriali, negli equilibri famigliari, nelle pratiche istituzionali, nei modelli organizzativi del lavoro e del tempo, in funzione di un cambiamento dell’intera società per renderla più inclusiva.

La rilevanza di tale attività promozionale è dimostrata dal fatto che essa rappresenta una delle priorità dell’Unione Europea sin dalla sua creazione, nonché uno dei principali obiettivi delle politiche della Commissione Europea, destinato a diventare una politica globale da applicare in ogni contesto.

Il trattato di Amsterdam, firmato il 2 ottobre 1997, definisce le pari opportunità come uno dei quattro pilastri delle politiche attive delle donne.

L’Agenda Europea, inoltre, pone per il 2020 l’obiettivo del raggiungimento della gender equality come prioritario per una società inclusiva, intelligente e sostenibile in ambito sociale oltre che economico e ambientale attraverso la realizzazione del gender mainstreaming trasversalmente a tutte le politiche e azioni ed in particolare attraverso politiche educative, formative e didattiche per l’abbattimento di pregiudizi e stereotipi.

A livello nazionale, la questione delle pari opportunità tra uomini e donne trova un riconoscimento giuridico nella Costituzione italiana che, agli artt. 3 e 37, sancisce sia la parità tra uomo e donna, sia a livello generale, attraverso il principio di eguaglianza formale e sostanziale di cui all’art.3, sia con disposizioni specificatamente riferite alla famiglia, al lavoro ed alle attività pubbliche.

Il Legislatore è inoltre intervenuto stabilendo, con l’art. 7, comma 1 del d.lgs. n. 165/2001, così come modificato dall’art. 21 della legge n. 183/2010, che «Le pubbliche amministrazioni garantiscono parità e pari opportunità tra uomini e donne e l’assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa al genere, all’età, all’orientamento sessuale, alla razza, all’origine etnica, alla disabilità, alla religione o alla lingua, nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul lavoro».

Lo Statuto della Città metropolitana di Roma Capitale stabilisce che l’Ente promuove, attraverso  i suoi organi e le sue politiche, il rispetto dei diritti delle donne e degli uomini che interagiscono con il suo territorio, senza distinzione di genere, orientamento sessuale, fede religiosa, provenienza, opinioni politiche, condizioni economiche e sociali. Favorisce politiche per la promozione di pari opportunità tra gli abitanti del suo territorio in termini di diritto alla mobilità, alla salute, all’istruzione e ai servizi, adottando gli atti previsti dalla normativa vigente volti a garantire: l’effettiva applicazione delle pari opportunità e della non discriminazione; modelli di mobilità e di uso del tempo volti a conciliare e a bilanciare il rapporto fra vita personale e lavorativa; modelli di sostenibilità ambientale, di integrazione dei servizi, di interazione e comunicazione tra pubblica amministrazione e cittadini, di condivisione delle istituzioni territoriali e di coinvolgimento partecipativo dei cittadini e delle cittadine.

Infine, l’art. 2 del vigente Regolamento di Organizzazione dell’Ente stabilisce che l’organizzazione degli Uffici e dei Servizi dell’Ente è ispirata, tra gli altri, ai principi di pari dignità e pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori, nell’accesso, nelle condizioni di lavoro, nell’avanzamento professionale e di carriera, nella formazione e nell’aggiornamento professionale.