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2 novembre, commemorazione dei defunti: “She was my life, my joy, my stay and help in all things”, William Wetmore Story

“She was my life, my joy, my stay and help in all things. … What is left seems to be but a blank of silence, a dead wall which, when I cry out … only echoes back my own voice” (H. James, Story and His Friends,1903II, 316–317)

Il 2 novembre di ogni anno ricorre, in tutto il mondo, la commemorazione dei Defunti, che seppur non riconosciuta come festività civile è un momento di raccoglimento e ricordo dei propri cari tradizionalmente molto sentito, in Italia e all’estero.

La Biblioteca Istituzionale e l’Archivio Storico della Città metropolitana di Roma Capitale ricordano questa giornata attraverso la scultura ‘“The Angel of Grief”, l’Angelo del Dolore di William Wetmore Story, (Salem, 12 febbraio 1819 – Vallombrosa, 7 ottobre 1895),  scultore, critico d’arte, poeta ed editore statunitense.

Abbandonata a trent’anni la proficua carriera di avvocato e poi giudice, nel 1848 intraprese il suo primo viaggio in Europa, secondo la consuetudine del Grand Tour, giungendo a Roma proprio mentre Pio IX fuggiva a Gaeta. L’amicizia con Margareth Fuller e con la cerchia di intellettuali anglosassoni che sostenevano la Repubblica Romana, lo orientò verso una visione di Roma divisa tra una dimensione classica idealizzata e il tumultuoso presente. Nel 1850 si trasferì definitivamente a Roma; il suo appartamento, a Palazzo Barberini, divenne un centro di contatti culturali internazionali artistici, letterari e politici.

La sua attività di scultore fu molto importante ma la sua opera più famosa, assurta a immagine iconica del dolore inconsolabile della perdita della persona cara, è, appunto,  “The Angel of Grief”, che scolpì, nel 1894, per la tomba dell’amatissima moglie, presso il Cimitero Acattolico. Dopo la sua morte, anche William fu sepolto accanto ad Emelyn e al figlio Joseph, morto a 6 anni, nel 1853.

La copia più famosa si trova nel campus dell’Università di Stanford, in California. Ma riproduzioni dell’opera compaiono anche in tempi più recenti su copertine di album e film.

Nel 1863 lo scultore pubblicò a Londra, presso Chapman and Hall, “Roba di Roma”, una guida che raccoglie dati di storia, arte figurativa, architettura della città eterna. Il volume venne ristampato più volte anche negli anni successivi.

Una copia della 7° edizione (1876), con una bella dedica dell’Autore alla nipote Louisa Emily, venne acquisita da Filippo Passamonti nel 1904. Nel 1931, l’esemplare dedicato venne venduto dallo studioso di Grottaferrata alla Biblioteca Provinciale (ora Biblioteca istituzionale della Città metropolitana di Roma), dove è ancora conservato.

 

Sulla prima pagina di guardia, Story scrisse:
To | my Dearest Nience | Louisa Emily Tulpex(?) | with loving wishes for | Christams 1882 | S.W.W.

And “in Memoriam” of our | pleasant sojourn together | in the seven-hilled City | from 2. Novembere 1868 to 15. June 1869 – Also, from Nov. 1869 – to 12 January 1870.
“I remember the days of old; I meditate |on all thy works; I muse on the | work of thy hands.” |

Ps. 142.5

Bello è anche il monogramma dell’Autore inciso in oro sul piatto anteriore della legatura.

Risorse digitali:

Benedetta Bini L’esilio dorato di William Wetmore Story