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Archeologia e storia della Riserva naturale della Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco

                        Cisterna romana

Il territorio oggi compreso all’interno della Riserva è stato frequentato ed abitato fin dalle epoche più antiche. Il suo paesaggio collinare e la presenza capillare di corsi d’acqua legati al Tevere lo hanno reso, infatti, da sempre un luogo atto all’insediamento umano. Già in epoca preromana l’area, si caratterizzava per un alto valore strategico, come “terra di frontiera” fra Latini, Sabini e Capenati, grazie alla sua particolare posizione geografica confinante a nord con il centro di Eretum, a est con l’agro tiburtino, a ovest con il Tevere e a sud con l’antica città di Nomentum. In quest’ottica non ci stupisce la presenza, già in un’epoca così antica, di importanti assi stradali, come la via Nomentana e la via Salaria, tutte collegate attraverso diramazioni secondarie sia tra di loro sia con la vicina via Tiburtina.

A seguito della conquista romana, l’unica realtà urbana del territorio è rappresentata dal municipio di Nomentum, centro già presente in epoca precedente ma ora punto di riferimento delle numerose ville rustiche che vanno ad occupare il territorio collinare circostante. Tali edifici, che si collocano tra la fine dell’età repubblicana e l’età tardoantica, ricoprono un ruolo importante per l’approvvigionamento di prodotti agricoli e di allevamento dell’Urbe, nonché per la produzione di laterizi. Quanto detto trova riscontro nella presenza capillare sul territorio di resti di cisterne, cunicoli idraulici, elementi riconducibili a resti edilizi.

Tra le testimonianze meglio conservate e fruibili poste nel perimetro della Riserva vi è l’area archeologica della Via NomentumEretum, all’interno della quale è possibile vedere un tratto di strada romana pavimentata in basoli di calcare, prosecuzione della via Nomentana oltre Nomentum,  e un vasto sepolcreto di epoca imperiale.

               Fortilizio di Grotta Marozza

Passando alle epoche successive, in particolare all’età medievale, notevoli sono i resti del castello di Grotta Marozza, del quale si conservano parte della cinta muraria e della torre difensiva del XIII secolo, quando era proprietà della famiglia romana dei Capocci. La struttura, che doveva ricoprire evidenti funzioni difensive lungo la strada che collega Mentana con Montelibretti, la cosiddetta via Reatina, presenta in realtà anche fasi più antiche, essendo stata costruita nel 945 dalla potente baronessa romana Marozia II. Nel XIV secolo, durante il dominio dei Colonna, la fortificazione assunse maggior importanza ed estensione, raggiungendo il numero di quattrocento abitanti ed includendo nel suo perimetro anche un edificio religioso. Poco dopo il luogo fu progressivamente abbandonato e soggetto ad inesorabile degrado.

Infine, a testimonianza di antiche attività umane ormai cadute in disuso, non è difficile incontrare, nelle zone boscate all’interno della Riserva, resti di “calcare” e “carbonare”, in uso fino a 50-60 anni fa per la produzione rispettivamente di calce e carbone di legna, sfruttando le risorse naturali della zona.